Nel primo dopoguerra, in un’Italia semidistrutta l’agricoltura era in grave crisi. La viticoltura laziale, in particolare, aveva subito gravissimi danni tanto da dover essere reimpiantata nella quasi totalità. A tutto questo si aggiungevano le numerose difficoltà per la vinificazione presso le cantine esistenti, a causa della distruzione di buona parte delle attrezzature tecnologiche ed opere murarie.
I viticoltori di Marino, in provincia di Roma, erano riusciti, con enormi sacrifici, a rinnovare gli impianti dei vigneti e a riavviare la produzione, ma non a riorganizzare la vinificazione e la commercializzazione.
Ed è qui che entrano in gioco i soci fondatori della cantina: 41 viticoltori che, nonostante le disastrose conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, mossi dalla fiducia e dalla speranza in un futuro migliore, sono stati spronati ad andare avanti e sulle macerie della distruzione hanno dato avvio alla grande avventura che ancora oggi continua il suo cammino di crescita e impulso sociale nella nostra comunità: la cooperativa Gotto d’oro.
I soci sono la linfa vitale della cantina: l’alfa e l’omega dei 75 anni di storia del “vino di Roma” nel corso dei quali le uve conferite sono diventate le fondamenta dei due stabilimenti di Marino e Frascati, dove i dipendenti trasformano i 70mila quintali d’uva in 5 milioni di bottiglie Gotto d’oro, vendute in un ambito di mercato sempre più internazionale, senza perdere la dimensione locale e di base della “cantina sociale”.