Fresco, fruttato, versatile: il Prosecco è il vero principe della tavola

Contents

 

Le caratteristiche bollicine che risalgono il calice, il gusto amabile e fruttato, leggermente floreale, il colore chiaro ed elegante fanno del prosecco un’eccellenza della cultura vinicola italiana in tutto il mondo.

La produzione del Prosecco avviene nel Nord Est d’Italia, più precisamente l’80% in Veneto e il restante 20% in Friuli-Venezia Giulia.

 

Denominazioni del Prosecco

In base al territorio di provenienza delle uve sono state distinte tre denominazioni di Prosecco:

  • PROSECCO DOC l’area di riferimento comprende 9 province, situate tra il Friuli-Venezia Giulia ed il Veneto (Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno, Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine).
  • PROSECCO SUPERIORE DOCG quello di Conegliano e Valdobbiadene proveniente dall’Alta Marca Trevigiana e quello di Asolo proveniente dalle colline di Asolo e del Montello, poco distanti dal complesso delle Dolomiti.
  • PROSECCO SUPERIORE DI CARTIZZE area delimitata all’interno di quella del Prosecco Superiore DOCG, e più precisamente del comune di Valdobbiadene nelle frazioni di Saccol, Santo Stefano e San Pietro di Barbozza.

Il celebre vino bianco può essere prodotto solo con le uve del vitigno Glera (minimo 85%) con l’aggiunta di altre varietà, 4 autoctone: Verdiso, Bianchetta Trevigiana, Perera e Glera lunga e 4 varietà internazionali quali: Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Grigio e Pinot nero (massimo 15%).

Apprezzatissimo per aperitivi e pasti leggeri, il prosecco è tra i vini italiani più venduti in tutto il mondo.

Sono tre le tipologie di prosecco sul mercato: il fermo, detto anche tranquillo, sapido e senza bollicine, il frizzante, con una leggera effervescenza e più fruttato e infine il prosecco spumante, fresco e molto più effervescente.

 

Prosecco: attenzione a non confonderlo con lo spumante

A ogni ricorrenza che si rispetti non possono mancare prosecco o spumante, per un brindisi di inizio cena o un cin-cin conclusivo. Attenzione però a confonderli: questi vini possono sembrare simili, ma le differenze sono spiccate ed è bene saperli distinguere. Bisogna specificare innanzitutto che un prosecco non è per forza spumante e che un vino spumante non è necessariamente un prosecco. La prima differenza riguarda la produzione: lo spumante viene prodotto con tante varietà di uve, diversi metodi di lavorazione e in un vasto territorio, mentre il prosecco proviene da un’area geografica circoscritta (Veneto e Friuli-Venezia Giulia) e da un vitigno specifico e la sua produzione segue un rigido disciplinare.

All’apertura, gli spumanti liberano anidride carbonica (e bollicine) prodotta direttamente dalla doppia fermentazione in bottiglia. Proprio la presenza di tali bollicine tende a confondere il consumatore: alcuni tipi di prosecco sono infatti del tipo spumante, prodotti con il “metodo Martinotti-Charmat”, ma la seconda fermentazione avviene in vasche d’acciaio inox e non in bottiglia. Il risultato è un vino fresco, aromatico, da consumare giovane.

 

Come servire il prosecco per un aperitivo: dai salumi ai crudi di mare

Il prosecco è un vino versatile che può essere gustato durante tutto il pasto, l’importante è indovinare il giusto grado di dolcezza. Tra i vini preferiti per accompagnare l’aperitivo, il prosecco viene spesso impiegato anche per realizzare freschissimi cocktail, protagonisti indiscussi dell’happy hour in spiaggia. Questo vino sa anche essere protagonista della tavola: immediato è l’abbinamento con pietanze leggere, antipasti a base di crudi di pesce, formaggi molli, salumi poco stagionati. Si abbina molto bene a piatti di pesce, risotti, insalatone, filetti di orata, spigola, molluschi o crostacei.

Il prosecco poi può essere utilizzato direttamente nelle ricette per abbinamenti creativi, come gli involtini di sogliola e gamberoni al prosecco, i classici spaghetti alle vongole, o una variante delle scaloppine al limone, condite però con prosecco. Un errore da non fare mai è abbinarlo al dolce: a fine pasto è sempre meglio preferire un Moscato o un vino liquoroso.

 

Quale Prosecco Scegliere? Dal Brut al Dry, le etichette chiariscono tutto

Brut, Extra Brut, Dry, Extra Dry: queste diciture sulle etichette non sono poste a caso, ma danno una prima indicazione per definire il residuo zuccherino del prosecco, cioè la quantità di zucchero presente in bottiglia e quindi, orientare al meglio la scelta d’acquisto.

I Brut e Extra Brut, con un contenuto zuccherino minore, hanno un gusto deciso e una spiccata acidità, sono ideali per l’aperitivo, donano freschezza al palato anche per “sgrassare” cibi più saporiti e dai sapori etnici.

Il Brut presenta meno di 12 grammi di zucchero per litro, con l’Extra Brut passiamo a un residuo zuccherino che va da 0 e 6 grammi per litro.

I vini Dry ed Extra Dry, malgrado il nome possa confondere, dry infatti significa “secco”, presentano una nota amabile, dolce, sono perfetti a fine pasto o abbinati a carni bianche. Il Dry con un un residuo zuccherino che va dai 17 ai 32 grammi per litro è la versione decisamente più dolce, l’Extra Dry meno dolce ha un residuo zuccherino compreso tra i 12 e i 17 grammi per litro.

In alcuni casi possiamo trovare in etichetta il termine Millesimato, serve ad indicare un Prosecco ottenuto per almeno l’85% con uva raccolta e vendemmiata nella stessa annata. Il millesimo è l’annata della vendemmia che troviamo indicata nell’etichetta del vino.

Che sia aperitivo, cocktail party o celebrazioni importanti, il prosecco non sfigura davvero mai, servito in flute a una temperatura tra 10-12°.

In Gotto d’oro abbiamo un Prosecco Doc Treviso Extra Dry, dal colore giallo paglierino con riflessi verdolini, perlage fine, profumo fruttato ed erbaceo, in bocca ci regala un gusto fresco e fruttato.